I nostri "vecchi" strabuzzavano gli occhi per i nostri comportamenti adolescenziali e ci guardavano con un misto fra preoccupazione e compassione. Noi ora fatichiamo, spesso non riuscendovi, a dare un senso a certi atteggiamenti dei nostri figli, figli evidentemente di un altro tempo che a noi appare vuoto ed imperscrutabile, ma nel quale loro si sentono a proprio agio.
E, aldilà della crosta della facile confidenza e dell'apparente superficialità legata a comportamenti omologati e standardizzati (sono rare le pecore fuori dal gregge ), se scaviamo dialogando, notiamo spesso sensibilità nuove e diverse che a noi erano sconosciute ed a volte lo sono tuttora, ma non per questo meno pregevoli e fondate.
Probabilmente anche loro si sentono "colorati", ma con sfumature che non ci appartengono. Poi il tempo e l'età riaggiusteranno ( dal nostro punto di vista ) molte cose e le distanze non ci parranno piu' cosi' insormontabili : ho, ad esempio, piu' dialogo ora con mio figlio ventitreenne di quanto ne avessi avuto nei suoi sedici anni. Io ho ancora piu' "culo" di te : infatti sono nato addirittura leggermente prima